Se lo studio di una lingua straniera può fornire strumenti proficui per comunicare e argomentare, la sola conoscenza linguistica non ci pare tuttavia sufficiente; lo sforzo speso nell’apprendimento deve condurre alla comprensione, all’accettazione paritaria e alla decostruzione degli stereotipi derivati da nozioni distorte, assimilate per via indiretta.
Il pregiudizio nasce dalla non conoscenza dell’altro e conoscere una lingua, senza conoscere la cultura a cui quella lingua è associata, è un paradosso: una lingua, al di fuori del suo contesto è un semplice insieme di suoni, che può essere meraviglioso per alcuni o ostico per altri, ma che sostanzialmente non muta un approccio che, il più delle volte, risulta pregiudizievole.
Inoltre, apprendere un lingua, richiede competenza pragmatica – cioè la capacità di raggiungere un obiettivo attraverso il mezzo linguistico:trasmettere o acquisire informazioni, recepire emozioni e contenuti la cui conoscenza è necessaria al proprio compito – e, non di meno, competenza socio-linguistica, che permette di usare la lingua a seconda delle differenti situazioni comunicative.
Trasmettere la conoscenza culturale di un popolo non è tuttavia cosa semplice. Per acquisire competenza culturale occorrono sapere, prassi ed esperienza e conoscere simboli, costumi e rituali di un determinato contesto, senza averne condiviso la quotidianità nel lungo periodo, non è sufficiente, poiché, la preparazione… si misura con il tempo.
Taluni corsi di lingua si concentrano esclusivamente sullo sviluppo della competenza linguistica o della sola competenza morfo-sintattica; lo sviluppo della competenza culturale risulta talvolta “trasversale” allo sviluppo delle altre capacità; in alcuni casi, crediamo, può essere utile renderlo maggiormente esplicito, anche attraverso il ricorso a buone letture complementari.
(Dalla premessa delle Autrici).